A merenda tu sgranocchi olio di palma?

Tutto quello che c’è da sapere su una delle materie prime più discusse da nutrizionisti e ambientalisti

Prodotto Consigli Consumo 29 aprile 2019

Uno snack pratico da tenere in borsa e comodo: come merenda per i bambini o per noi, quando abbiamo fame e siamo in giro. Sono i classici crackers. Ma fanno ingrassare? In realtà i crackers sono sostituti del pane che non superano in genere le 120 calorie per confezione. Possiamo trovarli in diverse versioni e sceglierli in base ai nostri gusti: senza grassi, salati in superficie, integrali, di riso o senza glutine, nelle varianti che il mercato ci propone.

Lo sapevate che questo biscotto salato, come lo conosciamo oggi, è l’erede della galletta militare utilizzata nell’alimentazione degli antichi marinai? Forse tutto ebbe inizio nel 1801 quando un panettiere del Massachusetts iniziò a produrre “biscotti d’acqua”, ossia biscotti i cui unici ingredienti erano acqua e farina, materie prime che non si deterioravano durante i lunghi viaggi per mare. Il nome cracker, invece, deriva dal fatto che durante la cottura produceva un certo scricchiolio (in inglese “cracking”), tipico fragrante suono che si avverte anche spezzandolo e mangiandolo.

Questi prodotti da forno sono ottimi abbinati a cibi semplici come frutta di stagione, verdure crude, ma anche cioccolato o formaggio spalmabile. Ognuno di noi ha i suoi gusti e le sue preferenze rispetto a consistenze e sapori da abbinare.

Ma per i crackers come per tanti altri snack adesso il dilemma non è più sulle calorie apportate, quanto piuttosto sulle materie prime utilizzate. Molti di questi prodotti utilizzano olio di palma, un ingrediente su cui è importante essere informati prima di tutto. Mentre sgranocchiate i vostri crackers potete tranquillamente leggere queste brevi note. Vi renderanno un consumatore più consapevole e informato.

Che cos’è l’olio di palma e come si ricava

Il nome parla chiaro, è un olio vegetale utilizzato come ingrediente in molti prodotti perché è un olio inodore e resistente all'ossidazione. Redditizio, versatile e a basso costo: è un prodotto di cui l'industria moderna fa largo uso ma è particolarmente ricco di grassi saturi. Per produrlo servono vasti palmeti con coltivazioni intensive che in genere sono situati nelle aree delle foreste pluviali e hanno quindi sicuramente un certo impatto sul territorio.

L’olio di palma è ricavato dalla polpa dei frutti della palma Elaeis guineensis, albero che si può trovare in diverse zone equatoriali. Oggi i principali paesi produttori sono l’Indonesia e la Malesia. L'albero produce frutti raggruppati in caschi di forma sferica il cui peso varia dai 10 ai 40 kg. Tali frutti tropicali, di colore rossastro e di dimensioni simili a grosse olive, sono ricchi di olio (circa il 45%-65% della polpa). Quindi l'85% della fornitura globale di olio di palma proviene da Indonesia e Malesia, dove ettari ed ettari di foresta pluviale sono stati progressivamente convertiti a piantagioni monocoltura. 

L'Union of Concerned Scientists è una delle organizzazioni si batte per l'impiego responsabile dell'olio di palma all'interno della catena di approvvigionamento delle aziende, contrastando sia le violazioni dei diritti umani che lo sfruttamento delle risorse ambientali e sostiene che esista un modo per produrre olio di palma sostenibile nel rispetto della natura e delle persone. Non è l'olio in sé in realtà che rappresenta un problema, ma il modo in cui viene prodotto.

Quali sono i suoi effetti sulla salute?

Nel 2016 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha pubblicato un parere tecnico in cui si legge che il contenuto di sostanze nocive (genotossiche come il 3- e 2-monocloropropanediolo) è decisamente maggiore nell’olio di palma rispetto a molti altri oliIl dossier EFSA (European Food Safety Authority) parla di alcuni contaminanti di processo che si formano ad alte temperature negli oli vegetali. Lo studio evidenzia che l'olio di palma contiene quantitativi molto più elevati dei suddetti contaminanti rispetto ad altri oli.

Per essere trasparente nei confronti dei consumatori, Coop ha da sempre esplicitato volontariamente, sull'etichetta dei suoi prodotti a marchio, l'indicazione dell'origine botanica dei grassi/oli utilizzati, non limitandosi quindi a indicare genericamente "oli vegetali", modalità obbligatoria solo a dicembre 2014 ma indicando il contenuto di grassi saturi nell'etichettatura nutrizionale. Coop, per il principio di precauzione nel 2016 è stata la prima catena distributiva a scegliere di eliminare l’olio di palma dai suoi prodotti a marchio.

A queste sostanze sono attribuite caratteristiche di tossicità per questo Coop a deciso di sostituirlo con altri oli monosemi, tra cui l’olio di oliva ed extravergine nutrizionalmente più equilibrati.

Una scelta che si colloca all'interno di una politica sulla corretta alimentazione che Coop ha sempre suggerito, promuovendo la riduzione di tutte quelle sostanze, come i grassi, il sale e gli zuccheri che, se assunte in quantità elevate, possono causare problemi alla salute, e sottolineando l'importanza di fare regolare attività fisica e seguire uno stile di vita sano e una dieta varia ed equilibrata.

Cosa fa Coop

Coop è la prima catena della grande distribuzione "Palm Free" in tutta Europa. Sono oltre 200 i prodotti alimentari a marchio Coop senza olio di palma, fra cui biscotti, gelati, merendine, omogeneizzati. Non per demonizzare questo ingrediente ma per il principio di precauzione a tutela di soci e consumatori, un impegno importante su cui Coop ha investito molte risorse necessarie per procedere alla sostituzione e alla riformulazione nutrizionale dei prodotti.

Scopri a che punto siamo con il progetto “Palm free” e adesso gustati i tuoi crackers: per te sono disponibili nella linea a marchio rinnovata tanti snack salati Coop: scopri le novità ideali per aperitivi, feste o merende senza olio di palma. 

 

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