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Gadgetmania. Sorprese, omaggi e raccolte punti che hanno fatto la storia

Peluche, pupazzi e sorpresine di ogni tipo che conserviamo come bei ricordi d’infanzia e che qualcuno ancora oggi insegue per completare la collezione

Prodotto Consumo Consigli 06 novembre 2018

Da quando esistono i supermercati, esistono le raccolte punti, le sorprese e i regali legati all’acquisto di certi prodotti. Ricevere un piccolo regalo fa sempre piacere, e quando facciamo la spesa è anche un modo per scoprire prodotti nuovi che altrimenti non avremmo mai comprato. A volte, poi, omaggi e raccolte punti possono servire a promuovere iniziative a carattere sociale. Un esempio? Dal 24 settembre al 2 dicembre nei punti vendita Coop ci sono gli AcquAmici, teneri peluche del mare da collezionare con i punti della Carta socio oppure con la raccolta punti della campagna Io : portando a casa uno degli AcquAmici si contribuisce a finanziare i progetti per la salvaguardia delle acque del proprio territorio.

Nel tempo le raccolte punti e le sorprese all’interno delle confezioni sono molto cambiate, adattandosi ai cambiamenti della società e dei mezzi di comunicazione, dagli anni di Carosello all’era dei social network. Eppure alcune campagne, particolarmente ben fatte, hanno avuto così tanto successo che le ricordiamo anche a distanza di anni, e per i più appassionati quei gingilli e pupazzetti sono diventati preziosi cimeli da collezionare.

Gli anni di Carosello: le mascotte

Tutto è iniziato con Carosello: piccoli cortometraggi di un paio di minuti circa, in cui il prodotto poteva essere reclamizzato solo sul finale. Fra i tanti sketch più o meno brillanti, spiccavano i corti d’animazione: è da lì che vengono molti personaggi destinati a entrare nei cuori degli spettatori e diventare mascotte ufficiali dei marchi che reclamizzavano. La Invernizzi per promuovere i suoi formaggini usò prima il personaggio della Mucca Carolina, poi Susanna Tuttapanna. Susanna, ideata dallo Studio K di Firenze, ebbe un successo talmente clamoroso che in seguito i formaggini presero il suo nome. In quegli anni fu lanciata anche una raccolta punti per ricevere in regalo i pupazzi gonfiabili di Susanna e della Mucca Carolina, che qualcuno conserva ancora oggi. E, a proposito di pupazzi, dallo studio di Armando Testa venne fuori Pippo Lines, l’ippopotamo blu di gommapiuma dell’omonima marca di pannolini. Vedere un vero ippopotamo parlante in televisione era qualcosa di spettacolare, e il desiderio di averne a casa uno uguale a quello della tv irresistibile. Per avere l’ambito ippopotamo furono organizzati negli anni diversi concorsi e raccolte punti.

La superstar di Carosello, però, non era una mucca, né un ippopotamo, ma il pulcino Calimero. Creato da Nino e Toni Pagot e da Ignazio Colnaghi per la ditta di saponi Mira Lanza, era il protagonista di numerosi episodi in cui il pulcino, tutto nero di fuliggine, finiva in lavatrice e tornava bianco grazie al detersivo reclamizzato. In ogni fustino di detersivo c’era una figurina da collezionare, della serie Calimero e i monumenti d’Italia.

Anni ‘80: arrivano gli omaggi

Con la chiusura di Carosello e l’avvento degli spot televisivi da trenta secondi, molte delle mascotte dei decenni precedenti restarono legate ai loro marchi. Il format breve dello spot, però, ne creò altre che, pur non avendo a disposizione i lunghi tempi di Carosello, riuscirono comunque ad affermarsi: si pensi alla mucca lilla del cioccolato Milka e a quella pezzata di frutta degli yogurt Fruttolo, entrambe riproposte sotto forma di gadget di vario tipo. E, degno compare di Calimero, alla fine degli anni ‘80 fece la sua comparsa sugli schermi l’orsetto bianco Coccolino, mascotte dell’ammorbidente di cui porta il nome. Per la soddisfazione di chi non era mai riuscito ad accaparrarsi un Pippo Lines, Coccolino, periodicamente proposto come peluche omaggio, era molto più a portata di mano: bastava andare al supermercato per trovarlo abbracciato a un flacone. E non era solo: allora come oggi, i detersivi si vendevano soprattutto se in promozione, e nei fustini di detersivo, in quegli anni, c’era quasi sempre un omaggio.

Questa formula, oltre che nel reparto detersivi, ebbe particolare successo nel campo delle merendine confezionate. Il Mulino Bianco, oltre a proporre raccolte punti per il classico Coccio e per varie edizioni dell’iconico mulino, nel 1983 iniziò a mettere delle sorpresine nelle confezioni di merendine, racchiuse in un contenitore a forma di scatola di fiammiferi. La prima era il gioco Carta vince, carta perde. Fu un successo, e da allora per molti anni nelle merendine di ogni marchio comparvero piccole sorprese da collezionare: giochi e puzzle, oppure gomme, temperini, righelli e altri oggetti per la scuola. Per venire incontro alle esigenze dei collezionisti, di lì a poco il Mulino Bianco realizzò anche il Sorpresiere: un apposito contenitore in cui raccogliere tutte le sorpresine.

Anni ‘90: un decennio di sorpresine

Se si parla di sorprese non si può non parlare del Kinder Sorpresa. Per l’ovetto di cioccolata la sorpresa è qualcosa in più di un regalo: fa parte del prodotto fin da quando è nato, nel 1974. È solo dagli anni ‘90, però, che le sue sorprese sono diventate un vero e proprio oggetto di culto. Oltre ai classici giochini componibili, infatti, nell’ovetto fecero la loro comparsa delle sorprese speciali, dipinte a mano: dalle Tartallegre e i Coccodritti fino ai più recenti Fantasmini, queste serie di sorpresine sono tra gli oggetti più ricercati dai collezionisti di sorpresine.

Le sorprese, in quegli anni, erano ovunque (anche sotto i tappi della Nutella!), e alcune tra le più memorabili si nascondevano nei pacchetti di patatine. Per qualche tempo imperversarono i Troll, mostruosi pupazzetti dai coloratissimi capelli a punta. Tra le sorprese più amate dai bambini e più odiate dalle mamme, però, merita il primo posto la perfida mano appiccicosa: una mano di gomma estremamente elastica e abbastanza appiccicosa, da lanciare contro muri e suppellettili, con un blando effetto retrattile e il potere di sporcarsi di polvere in cinque minuti.

Dal 2000 a oggi: la smaterializzazione delle sorpresine e la nostalgia digitale

Il successo delle sorprese alla fine del secolo scorso è stato tale che nel nuovo millennio divennero un modo di pubblicizzare anche altre cose: il cinema, soprattutto. Sempre più spesso le sorpresine e gli omaggi di ogni tipo si legavano alla promozione del film del momento di una delle grandi produzioni d’animazione, e molte volte è così ancora oggi. L’altro grande cambiamento è stato l’arrivo di internet nelle case di quasi tutti gli italiani: di conseguenza, anche le sorprese sono diventate digitali. Pupazzetti e figurine sono stati sostituiti in gran parte da codici per giocare online o scaricare contenuti multimediali collegandosi al sito ufficiale di questo o quel marchio. Contemporaneamente, però, sono spuntati anche siti in cui i collezionisti possono comprare, vendere e scambiarsi le sorpresine di quando erano bambini.

La tendenza non si è fermata nel decennio dei social network e delle app. Negli ultimi anni, anzi, abbiamo assistito alla smaterializzazione delle sorpresine, sostituite da giochi da scaricare sul telefono e raccolte punti sulle app. I giochi, però, spesso ripropongono su touchscreen gli stessi puzzle che una volta si trovavano nelle merendine, e i più nostalgici saranno felici di sapere che partecipando alle raccolte punti con le app, si ricevono a casa sempre le stesse tazze, le stesse biscottiere e gli stessi peluche di una volta.

 

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