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“Opera tua” è donna
Inizia l’8 marzo l’edizione speciale “Close the gap” dedicata all’arte femminile.
L’arte delle donne. Quelle che nei secoli hanno dipinto, scolpito, creato, nonostante fosse loro precluso occuparsi di altro al di fuori della famiglia e quelle che hanno potuto esprimere il proprio talento, ma sono state spesso dimenticate dalla storia dell’arte.
A loro è dedicata l’edizione speciale “Close the gap” di “Opera tua”, che prende il via l’8 marzo e si snoda in tre tappe che sono un viaggio attraverso i secoli, dal 1600 ai giorni nostri, per riscoprire i lavori di sei artiste e partecipare alla scelta delle tre opere che saranno restaurate.
Tutti possono votare, anche ogni giorno, su questo sito oppure sull’app Coop. Seguendo le tre tappe si potrà ripercorrere una parte di storia dell’arte e, grazie alle vicende biografiche di queste artiste, seguire i piccoli e grandi cambiamenti nella vita delle donne nei secoli.
Sono figlie d’arte o provenienti da famiglie di artisti, infatti, le pittrici del XVI secolo che hanno realizzato i dipinti della prima tappa: la bolognese Lavinia Fontana e la mantovana Lucrina Fetti. La famiglia fu per loro la possibilità di frequentare una bottega, il luogo in cui si imparava e si praticava la pittura e la scultura. E il matrimonio, altro impedimento per coltivare il proprio talento, è stato evitato dalla Fetti, monaca, così come da Lucia Ricci, vissuta nel 1700 in una famiglia di artisti, ma deputata alla cura della madre. Nel caso della Fontana, a garantirle la possibilità di esprimere la propria arte come professionista fu il contratto matrimoniale voluto a sua tutela dal padre, che mise come condizione la possibilità per la figlia di continuare a dipingere anche dopo sposata.
Già Marianna Pascoli, vissuta nella prima metà del 1800, ebbe una storia diversa, avendo potuto studiare all’Accademia di Belle Arti di Venezia e con diversi grandi maestri. Fino ad arrivare alla padovana Dolores Grigolon, anche lei formatasi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, che essendo nata nel XX secolo poté anche insegnare disegno e storia dell’arte al liceo, e alla barese Franca Maranò, protagonista dell’arte nella Puglia del secondo Novecento, la cui ricerca artistica fu influenzata dal movimento per l’emancipazione femminile.