Coltivare la lotta alle mafie

Campisti per una settimana, ma portavoce di legalità e senso civico per il futuro: ecco il racconto dei giovani che hanno partecipato ai Campi di !Estate Liberi!

Legalità Giovani Valori 30 agosto 2019

Una settimana d’estate, da vivere nei terreni confiscati alle mafie e dati in gestione a cooperative locali: è E!state Liberi!, l’esperienza che Coop Alleanza 3.0 regala ai propri giovani soci in collaborazione con Libera. Con oltre 50 località, il progetto attraversa l’Italia da nord a sud e ogni anno consente a migliaia di ragazze e ragazzi di accompagnare il quotidiano impegno di realtà impegnate nelle reti territoriali dell'antimafia sociale.

Ogni anno E!state Liberi! ha un impatto positivo sia sui territori coinvolti, portando presenza e partecipazione attiva in contesti in cui si promuove un cambiamento culturale sia regalando ai partecipanti un’esperienza di reale cittadinanza attiva, dove sentirsi protagonisti di questo cambiamento. Ecco il racconto dei ragazzi che quest’anno hanno partecipato al campo in Sicilia presso la cooperativa sociale Placido Rizzotto - Libera Terra, che ha in gestione ettari di terreno confiscati a boss del calibro di Brusca e Riina.

Ogni giorno “sveglia molto presto, verso le 5, con colazione preparata a turno dai più mattinieri” ci racconta Francesca, 23 anni "si prosegue poi con le attività nelle ore più fresche presso il tendone di Trebbiano poco lontano da Dammusi, dove alloggiamo”. A lei è capitato di defogliare le viti che conferma essere “un lavoro non troppo difficoltoso” anche perché “alleggerito da momenti di scambio con i compagni di viaggio e le storie di Angelo, il coordinatore del gruppo, che ci ha fatto conoscere la sua versione della Sicilia, tra tradizioni e aneddoti.” Il pomeriggio invece è dedicato alla formazione e agli incontri, momenti “profondamente struggenti”, ci dice Francesco, 24 anni, dove “non ho potuto fare a meno di immedesimarmi nelle loro vicende e di pensare al mio domani” con la speranza che sia “altrettanto ricco di passione e fierezza”.

Tanti i testimoni incontrati, come Serafino Petta, sopravvissuto alla strage di Portella Ginestra, Francesca Bommarito, sorella dell’appuntato Bommarito, della quale a colpire Francesca è soprattutto “la determinazione per la verità e la giustizia che deve arrivare alla fine senza possibilità di deroghe e che ha lottato e sta lottando contro un sistema che sembra voler insabbiare ogni cosa”; e poi i due fratelli Borsellino, orfani di padre e di un fratello, uccisi dalla mafia perché si erano opposti al pagamento del pizzo.

Tanti sono stati i momenti di forte intensità, conditi anche dal buon cibo siciliano: come ci racconta Francesco “la gioia raggiungeva il culmine durante i pasti, dove abbiamo trovato, con estremo piacere, sempre cibo ottimo ed abbondante per il quale molti di noi chiedevano, con una buona dose di entusiasmo, ricette e consigli e assistevano con dedizione la nostra cuoca in cucina la quale non ci ha mai fatto mancare nulla.”

Oltre al buon cibo anche i momenti di condivisione fra i ragazzi hanno contribuito a rendere indimenticabile quest’esperienza “tra partite a briscola e conversazioni frontali” che hanno creato “la possibilità di confrontare e conoscere con fervore le nostre diverse personalità e il nostro reciproco punto di vista e considerazioni sulle esperienze formative a cui ogni giorno eravamo partecipi”. E dopo una settimana le valigie con cui i ragazzi sono partiti si sono riempite di ricordi, esperienze, sorrisi, nuovi panorami.

Ma il vero cambiamento ce lo racconta Francesco Paolo, il coordinatore del campo: “E!state Liberi! è un’esperienza molto intensa dal punto di vista emotivo e conoscitivo. Molti dei campisti arrivano con una conoscenza di massima dei temi che approfondiranno durante il corso delle settimana e delle realtà che incontreranno. Il cambiamento più significativo che si manifesta alla fine dell’esperienza, rispetto a quando sono arrivati, è una nuova consapevolezza rispetto al problema legato alle mafie e al modo in cui si possono contrastare. Cerchiamo di far vivere loro il senso di normalità e di semplicità con cui portiamo avanti le nostre attività quotidiane nella convinzione che solo in questo modo è possibile stimolare ciascuno a trovare la propria modalità per dare un contributo a questa battaglia collettiva. Nelle diverse modalità quotidiane in cui ciascuno di noi può dare il suo contributo c’è anche il consumo etico, valore fondante della missione di Coop che si esprime anche attraverso il solido rapporto che la Cooperativa ha stretto nel tempo con Libera.

Sempre nelle parole di Francesco Paolo “le scelte di consumo hanno un grande potere: possono determinare cambiamenti importanti nella società e nel mercato. Ma se da un lato i consumatori attenti possono, con le loro scelte, determinare cambiamenti di mercato (spesso lenti e non sempre determinanti), se a fianco del loro impegno si pone la grande distribuzione con le sue scelte assortimentali, questo può veramente determinare non solo cambiamenti nelle scelte di consumo e di produzione, ma anche stimolare percorsi di conoscenza e cambiamento culturale. E questa attenzione in Coop, grazie anche ai suoi soci, ha nel tempo dimostrato quando può essere importante il ruolo della cooperazione di consumo nel cambiamento del mercato e della società"

Quest’esperienza diretta di cittadinanza attiva apre anche interessanti riflessioni sul racconto mediato delle mafie che ne fanno i mass media contemporanei, il rapporto tra criminalità reale e criminalità televisiva è fondamentale per capire come si costruisce l’immaginario mafioso. Abbiamo chiesto ai campisti di riflettere su questo tema: per Francesca “nelle rappresentazioni cinematografiche o altro si tende sempre a calcare la mano e rendere più caricaturale la situazione (…) per esigenze di tipo artistico” questo comporta che “non venga presentata adeguatamente la mafia silenziosa che avvolge e coinvolge la società, quella che agisce ma che non spara o fa azioni eclatanti”. Fortunatamente ci sono anche esempi virtuosi che cercano un racconto più sincero e meno avventuroso, com’è il caso per i nostri campisti de “Il traditore” di Marco Bellocchio.

 

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